L’America di Biden al giro di boa

Sono trascorsi più di due anni da quando, il 20 gennaio 2021, Joe Biden prese il posto di Donald Trump alla Casa Bianca. Due anni, in retrospettiva, particolarmente ricchi di soddisfazioni per l’oggi ottantenne presidente Democratico. Proviamo allora, limitandoci alla politica interna, a riassumere alcuni dei maggiori successi che hanno caratterizzato questa prima metà del suo mandato presidenziale.

Pandemia di COVID-19

I primi mesi di Joe Biden alla Casa Bianca furono caratterizzati dal contrasto alla pandemia di COVID-19, una sfida epocale che l’ex numero due di Barack Obama seppe affrontare con grande determinazione, allestendo la più imponente campagna vaccinale della storia americana.

L’obiettivo della somministrazione gratuita ai suoi concittadini di 100 milioni di dosi di vaccino anti-SARS-CoV-2 entro il centesimo giorno dal suo insediamento venne raggiunto con largo anticipo, e già il novantaduesimo giorno fu superata quota 200 milioni (fonte: ISPI, 2021).

Per favorire la ripartenza dell’economia, inoltre, l’11 marzo 2021 il presidente Biden firmò l’American Rescue Plan, un piano di aiuti dal valore complessivo di $1,900 miliardi che permise a ciascun cittadino statunitense con un salario lordo annuo inferiore a $75,000 di ricevere un assegno del valore di $1,400 con il quale far fronte alle ristrettezze economiche derivanti dalla pandemia.

Il 7 febbraio 2022 il presidente Biden dichiarò ufficialmente conclusa negli Stati Uniti la pandemia di COVID-19.

Sanità

Grazie all’American Rescue Plan e all’Inflation Reduction Act, firmati dal presidente Biden rispettivamente l’11 marzo 2021 e il 16 agosto 2022, il numero complessivo di cittadini americani sprovvisti di assicurazione sanitaria è sceso in due anni di 4.2 milioni (fonte: FactCheck.org, 2023).

Il sistema sanitario statunitense, giova ricordare, è prevalentemente privato. I cittadini americani, infatti, ricevono assistenza sanitaria dietro stipula di un’assicurazione, a meno che non beneficino di Medicare o Medicaid, i programmi federali di sanità pubblica voluti dal presidente Lyndon B. Johnson nel 1965 per tutelare, rispettivamente, anziani e individui e famiglie a basso reddito.

Un ulteriore rafforzamento della componente pubblica del sistema sanitario americano si ebbe solo con l’entrata in vigore dell’Affordable Care Act (“Obamacare”) nel 2010, che da una parte estese la protezione di Medicaid a individui e famiglie con redditi fino al 138% della soglia federale di povertà, e dall’altra incentivò, attraverso l’erogazione di sussidi federali, la stipula di polizze assicurative da parte di individui e famiglie con redditi compresi tra il 138% e il 400% di tale soglia.

Grazie all’American Rescue Plan e all’Inflation Reduction Act, il presidente Biden ha ora disposto che qualora la polizza assicurativa di riferimento (benchmark) per un determinato cittadino costi, a prezzo pieno, più dell’8.5% del suo reddito familiare, questi abbia diritto a ricevere un sussidio federale per la sua sottoscrizione anche in presenza di un reddito superiore al 400% della soglia federale di povertà.

Così potenziato, l’Affordable Care Act ha spinto oltre 16 milioni di americani a sottoscrivere un’assicurazione sanitaria “a tariffa agevolata” nel 2023, facendo registrare un incremento del 12% rispetto al 2022, pari a 3.6 milioni di nuovi assicurati (fonte: Reuters, 2023).

Crisi climatica

Uno dei primissimi atti compiuti dal presidente Biden il 20 gennaio 2021, il giorno stesso del suo insediamento alla Casa Bianca, fu la firma di un ordine esecutivo per sancire la riadesione degli Stati Uniti all’Accordo di Parigi sul clima del 12 dicembre 2015. Tale azione, come è noto, si rese necessaria a causa della sventurata decisione del suo predecessore di recedere da tale accordo nel giugno 2017.

In aggiunta a ciò, Biden si è formalmente impegnato a portare le emissioni di gas ad effetto serra negli Stati Uniti del 50–52% al di sotto dei valori del 2005 entro il 2030, e a raggiungere il più ambizioso traguardo della neutralità climatica entro il 2050 (fonte: the United States Department of State and the United States Executive Office of the President, 2021).

In questo senso va inteso lo stanziamento di $370 miliardi previsto dall’Inflation Reduction Act per incentivare, attraverso il meccanismo del credito d’imposta, investimenti green e tech da parte di imprese (americane e non) negli Stati Uniti. Al 31 gennaio 2023, 94 progetti green e tech erano già stati attivati grazie a questa iniziativa, per un investimento complessivo di $89.5 miliardi. Alla stessa data, in soli sei mesi dall’entrata in vigore dell’Inflation Reduction Act, le aziende green e tech avevano già assunto 101,036 lavoratori in 31 Stati americani (fonte: Climate Power, 2023).

Lavoro

10,726,000, di cui 1,200,000 in più rispetto al periodo pre-pandemia: tanti i posti di lavoro creati negli Stati Uniti durante i primi due anni dell’amministrazione Biden; il tasso di disoccupazione è invece sceso al 3.5% (fonte: FactCheck.org, 2023).

Nello stesso arco di tempo sono nate 10.5 milioni di piccole imprese (fonte: joebiden.com, 2023).

Infrastrutture

L’Infrastructure Investment and Jobs Act firmato dal presidente Biden il 15 novembre 2021 ha stanziato $550 miliardi di investimenti federali nelle infrastrutture americane per i prossimi cinque anni, tra strade, autostrade, ponti, ferrovie, aeroporti, porti. 65 miliardi sono stati invece destinati al potenziamento della banda larga, e altre decine di miliardi all’efficientamento della rete idrica e di quella elettrica. Ulteriori 7.5 miliardi finanzieranno la costruzione di una rete nazionale di caricabatterie per veicoli elettrici plug-in (fonte: Il Sole 24 Ore, 2021).

Istruzione

Il 24 agosto 2022 il presidente Biden ha annunciato un piano per abbuonare fino a $10,000 di debiti universitari a milioni di studenti con reddito annuo inferiore a $125,000 ($250,000 per le coppie sposate), e fino a $20,000 ai beneficiari delle borse di studio Pell Grant, concesse agli studenti universitari con i redditi più bassi.

Al 1° marzo 2023, 26 milioni di americani avevano già presentato richiesta di cancellazione parziale del loro debito studentesco, il 29% dei quali con la prospettiva di estinguerlo per intero (fonte: Brookings, 2023). Sfortunatamente, però, il piano di loan forgiveness voluto dal presidente Biden è stato impugnato davanti ad alcune corti distrettuali, e due contese giudiziarie (Biden v. Nebraska e U.S. Department of Education v. Brown) sono giunte fino alla Corte Suprema, che si esprimerà in merito la prossima estate.

Corte Suprema

E proprio la Corte Suprema, oggi caratterizzata da una conservative supermajority (6–3) frutto delle nomine, da parte dell’ex presidente Trump, dei giudici conservatori Neil M. Gorsuch, Brett M. Kavanaugh e Amy V. Coney Barrett in sostituzione, rispettivamente, dei conservatori Antony G. Scalia e Anthony M. Kennedy e della liberale Joan R. Bader Ginsburg, è stata oggetto di una decisione storica da parte del presidente Biden, che il 30 giugno 2022, in sostituzione del giudice Stephen Breyer — in carica dal 1994 per volere del presidente Clinton e oggi in pensione — ha nominato quale nuovo giudice associato della più alta corte della magistratura federale americana Ketanji Brown Jackson, la prima donna afroamericana a ricoprire tale ruolo.

Diritti LGBTQIA+

Il 13 dicembre 2022 il presidente Biden ha firmato il Respect for Marriage Act (RFMA), che obbliga il governo federale degli Stati Uniti e i governi dei singoli Stati americani a riconoscere i matrimoni LGBTQIA+.

Il RFMA ha ufficialmente abrogato il Defense of Marriage Act (DOMA) del 1996, ai sensi del quale era da considerarsi matrimonio unicamente l’unione tra uomo e donna.

Il DOMA era già stato di fatto superato dalla storica sentenza della Corte Suprema Obergefell v. Hodges (2015), che sancì per la prima volta il diritto per le coppie LGBTQIA+ di contrarre matrimonio. Le sentenze della Corte Suprema degli Stati Uniti, giova ricordare, hanno valore vincolante per le successive pronunce di qualunque tribunale federale e statale, in ossequio al principio del precedente vincolante (stare decisis).

Marijuana

Facendo ricorso al presidential pardon, prerogativa attribuitagli dalla Costituzione degli Stati Uniti, il 6 ottobre 2022 il presidente Joe Biden ha concesso la grazia ad almeno 6,500 persone condannate nelle corti federali per possesso di marijuana tra il 1992 e il 2021 (fonte: NPR, 2022).

Sebbene nessun condannato per tale reato fosse detenuto nelle carceri federali americane, il presidential pardon ha comportato per i suoi beneficiari anche la cancellazione del medesimo dai rispettivi casellari giudiziari, rimuovendo inutili barriere all’occupazione, all’alloggio e alle opportunità educative — conseguenze tanto più significative se si considera che le condanne per possesso di marijuana colpiscono principalmente (e sproporzionatamente) la popolazione di origine ispanica e afroamericana (fonte: Open, 2022).

Pur significativa, l’iniziativa del presidente americano costituisce solo un primo passo nella giusta direzione. La maggior parte delle condanne per detenzione e utilizzo di marijuana, infatti, viene emessa da corti statali, non federali. Per questo motivo, Biden ha incoraggiato i governatori dei cinquanta Stati americani, i soli legittimati a concedere la grazia con riferimento a reati statali, a seguire il suo esempio. Nella stessa occasione, l’ex numero due di Obama ha annunciato di voler rivedere la “classificazione” della marijuana, ad oggi ancora equiparata, ai sensi del Controlled Substances Act del 1971, ad eroina e LSD (fonte: La Svolta, 2022).

Gun control

Con l’obiettivo di arginare il tragico fenomeno dei mass shooting, che il 14 marzo scorso ammontavano già a 109 dall’inizio dell’anno (fonte: Politico, 2023), il 25 agosto 2022 il presidente Biden ha firmato il Bipartisan Safer Communities Act (BSCA), la prima legge approvata dal Congresso degli Stati Uniti in materia di gun safety da trent’anni a questa parte (fonte: NPR, 2022).

La firma del BSCA, di due mesi successiva all’ennesima strage nel Paese, costata la vita a 19 bambini e due adulti in una scuola elementare del Texas (fonte: AP News, 2022), prevede, tra le altre cose, la concessione di incentivi agli Stati per l’approvazione di red-flag law che consentano la confisca di armi da fuoco a soggetti potenzialmente pericolosi per se stessi e per gli altri (fonte: NPR, 2022); la parziale chiusura del cosiddetto “boyfriend loophole”, con la previsione che sia fatto divieto di possedere armi da fuoco non più solo a conviventi, coniugi (ed ex coniugi con prole), ma anche a fidanzati condannati per abusi domestici; l’estensione dei background check alle persone di età compresa tra i diciotto e i ventun anni che intendano acquistare un’arma da fuoco; lo stanziamento di fondi da investire in salute mentale e sicurezza nelle scuole.

Violenza di genere

Con la firma, il 15 marzo 2022, del Violence Against Women Act Reauthorization Act, il presidente Joe Biden ha reintrodotto nell’ordinamento giuridico americano una legge contro la violenza di genere che, entrata in vigore il 13 settembre 1994, era “decaduta” durante la presidenza Trump.

Per non perdere la sua efficacia, infatti, il Violence Against Women Act (VAWA), la prima legge a riconoscere stalking, violenza domestica e stupro come reati federali negli Stati Uniti, necessita di essere “riautorizzata” ogni cinque anni; in tali occasioni, il VAWA viene inoltre integrato con disposizioni volte a mantenere la sua normativa al passo coi tempi, adeguandola alla continua e fisiologica evoluzione della morale sociale americana (fonte: USA Today, 2021).

Il Reauthorization Act dello scorso anno, in tal senso, che assicura la sopravvivenza del VAWA fino al 2027, prevede, tra le altre cose, il ripristino delle tribal court, che consentirà alle popolazioni di Nativi Americani di processare autonomamente chiunque venga accusato, nei territori delle riserve indiane, di molestie sessuali (fonte: The Oklahoman, 2022); un più rapido accesso a soluzioni abitative di emergenza per le vittime di abusi sessuali (fonte: whitehouse.gov, 2022); massicci investimenti in assistenza culturalmente specifica, attenta ai loro bisogni e alle loro esigenze (fonte: whitehouse.gov, 2022).

Il futuro (progressista) del Partito Democratico

Nell’estate 2020, archiviata la stagione delle primarie, sei task force (clima, economia, educazione, giustizia, immigrazione, sanità), composte ciascuna da esponenti delle campagne elettorali di Joe Biden e Bernie Sanders, consegnarono nelle mani dell’ex numero due di Barack Obama un programma elettorale unitario con il quale presentarsi alle elezioni presidenziali del successivo 3 novembre: è probabilmente questa la ragione principale per la quale Biden, per decenni associato all’ala centrista del Partito Democratico, si ritrova oggi alla guida di una delle amministrazioni più progressiste della storia americana.

Un secondo fattore che contribuisce a spiegare il progressismo dell’agenda politica dell’amministrazione Biden va ricercato nell’emergenza sanitaria e nella crisi economica e sociale prodotte dalla pandemia di COVID-19, che hanno incoraggiato (per non dire “costretto”) il presidente americano ad assumere un atteggiamento meno conservativo che in passato.

Ad ottant’anni compiuti, da ultimo, Biden ha raggiunto l’apice della sua carriera politica, e ciò lo rende maggiormente predisposto ad agire nell’interesse esclusivo della nazione, senza curarsi (troppo) di compiacere finanziatori e gruppi d’interesse.

Ma se è innegabile, da un lato, che l’attuale inquilino della Casa Bianca abbia collezionato molti successi in politica interna, è pur vero, dall’altro, che molto resta da fare: completare la riforma del sistema sanitario, innalzare il salario federale minimo dagli attuali $7,25 a $15 all’ora, introdurre background check universali per regolamentare l’acquisto di armi da fuoco. E l’elenco potrebbe continuare.

Percorrendo il sentiero progressista lungo il quale sembrano essersi incamminati, i Democratici americani hanno la storica occasione di trasformare il coraggioso update economico, sociale e legislativo promosso dal presidente Biden in un ancor più coraggioso upgrade della nazione, che possa metterla in condizione di affrontare al meglio le sfide epocali della delicata fase storica che stiamo attraversando.

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Pubblicato da Erich Fratter

Sono laureato a pieni voti in Scienze dei servizi giuridici e con lode in Relazioni internazionali, un corso di laurea magistrale incentrato sui diritti umani, sulla cooperazione internazionale, e sui processi sociali trans-nazionali. Il 12 settembre 2022, nel corso di una cerimonia ufficiale a Roma presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, ho ricevuto il Premio America Giovani al talento universitario, un riconoscimento per i giovani neolaureati meritevoli delle università italiane promosso da Fondazione Italia USA.

2 Risposte a “L’America di Biden al giro di boa”

  1. Very good piece! A lot of information but easy to read. I learned a few things, even as an American who follows politics regularly.

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