“The Hill We Climb”: la presidenza Biden e la lunga strada verso l’unità

«And yet, the dawn is ours before we knew it.
Somehow we do it.»

«L’alba è arrivata comunque, prima che ce ne accorgessimo.
In un modo o nell’altro, ce l’abbiamo fatta.»

Amanda Gorman, The Hill We Climb (2021)

Campidoglio e bandiere USA

Joe Biden: giuramento e discorso inaugurale

A due settimane esatte dai tragici eventi di Capitol Hill, Joseph Biden Jr. — la mano destra sollevata all’altezza del viso, la sinistra distesa su un’antica Bibbia di famiglia, risalente al 1893 — ha pronunciato il tradizionale Oath of Office, il giuramento che ha dato formalmente inizio al suo mandato presidenziale alla Casa Bianca.

«Abbiamo imparato ancora una volta che la democrazia è preziosa. La democrazia è fragile. E in questo momento, amici miei, la democrazia ha prevalso.», ha scandito l’ex numero due di Barack Obama durante il suo discorso inaugurale, davanti ad un National Mall deserto, trapuntato di quasi duecentomila bandierine a stelle e strisce.

Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha poi ricordato il primo presidente della storia Americana («Ho appena prestato lo stesso sacro giuramento che recitò George Washington»), nonché Abraham Lincoln, il primo candidato del Partito Repubblicano a sedere nello Studio Ovale: «In un altro gennaio, il giorno di Capodanno del 1863, Abraham Lincoln firmò il Proclama di Emancipazione [si tratta di due ordini esecutivi che sancirono la liberazione di tutti gli schiavi dai territori degli Stati Confederati, N.d.A.]. Quando lo mise nero su bianco, il presidente disse, e cito testualmente: “Se il mio nome passerà alla storia, sarà per questo atto: tutta la mia anima è qui dentro.” Tutta la mia anima è qui dentro. Oggi, in questo giorno di gennaio, tutta la mia anima è in questo: riunire l’America, unire il nostro popolo, unire la nostra nazione.»

The Hill We Climb: l’emozionante poesia di Amanda Gorman

Comprimaria di questo storico Inauguration Day è stata, a sorpresa, la ventiduenne Amanda Gorman, «a skinny Black girl descended from slaves and raised by a single mother (who, N.d.A.) can dream of becoming president, only to find herself reciting for one.» («una minuta ragazzina Nera, discendente da schiavi, cresciuta dalla sola madre, (che, N.d.A.) può sognare di diventare presidente, e nel frattempo ritrovarsi a declamare versi davanti a un altro presidente.»), come lei stessa ha voluto presentarsi.

E infatti, avvolta in un luminoso cappotto giallo limone, i capelli impreziositi da un frontino in raso rosso, la giovane poetessa e attivista, con tono solenne ed elegante gestualità, ha declamato i versi della sua The Hill We Climb, composta in seguito al tragico assalto a Capitol Hill dello scorso 6 gennaio:

«We’ve learned that quiet isn’t always peace,
and the norms and notions of what just’ is isn’t always justice.»

«Abbiamo imparato che quiete non è sempre sinonimo di pace,
e che le norme e le nozioni che stabiliscono ciò che è giusto non equivalgono sempre a ‘giustizia’.»

Le sue parole, intense e potenti, hanno dardeggiato luce nel cielo della capitale Americana:

«Scripture tells us to envision that everyone shall sit under their own vine and fig tree and no one shall make them afraid.
If we’re to live up to our own time, then victory won’t lie in the blade, but in all the bridges we’ve made.
That is the promise to glade, the hill we climb, if only we dare.»

«Le Scritture ci dicono di immaginare che ciascuno di noi possa sedere all’ombra della propria vigna e del proprio albero di fico, senza più avere paura.
Se vogliamo essere all’altezza del nostro tempo, dobbiamo cercare la vittoria non nella lama di una spada, ma nei ponti che costruiamo.
Questa è la collina da risalire, se abbiamo il coraggio di farlo.»

Prima di allontanarsi dal leggìo, Amanda Gorman ha declamato gli ultimi, fulgidi versi della sua poesia (potete leggerne qui testo e traduzione integrale), che rappresentano un commovente inno alla speranza:

«When day comes, we step out of the shade, aflame and unafraid.
The new dawn blooms as we free it.
For there is always light,
if only we’re brave enough to see it.
If only we’re brave enough to be it.»

«È finalmente il giorno in cui usciamo dall’ombra, trionfanti e senza timore.
Sboccia una nuova alba, perché noi la invochiamo.
Perché ci sarà sempre luce,
finché saremo audaci abbastanza da trovarla.
Finché saremo coraggiosi abbastanza da essere noi stessi luce.»

per approfondire

  • Il discorso inaugurale del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden (video)
  • Amanda Gorman declama la sua poesia The Hill We Climb (video)
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Pubblicato da Erich Fratter

Sono laureato a pieni voti in Scienze dei servizi giuridici e con lode in Relazioni internazionali, un corso di laurea magistrale incentrato sui diritti umani, sulla cooperazione internazionale, e sui processi sociali trans-nazionali. Il 12 settembre 2022, nel corso di una cerimonia ufficiale a Roma presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, ho ricevuto il Premio America Giovani al talento universitario, un riconoscimento per i giovani neolaureati meritevoli delle università italiane promosso da Fondazione Italia USA.

2 Risposte a ““The Hill We Climb”: la presidenza Biden e la lunga strada verso l’unità”

  1. Indeed it was such a gracious poem and a rightfully fitting one for the inauguration, like a fresh release of hope for America. It’s eloquent and intricate, solemn and yet hopeful, likened to the atmosphere of change and stability as Biden takes over. Thank you for writing once again. Your works have been sorely missed and this was a beautiful post.

    1. I missed your comments as much as you missed my posts, Stephanie!
      Thank you for always being my most affectionate reader!

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