«Of the people, by the people, for the people»: la campagna elettorale di Bernie Sanders

Cosa rende la campagna elettorale di Bernie Sanders diversa da quella di qualunque altro candidato alle primarie Democratiche? Proviamo a capirlo insieme in questo articolo.

Per farlo, non parleremo di programmi né di proposte elettorali, ma di qualcosa di più profondo e strutturale, e cioè di chi si cela dietro al senatore del Vermont; in altre parole, chi finanzia la campagna elettorale di Bernie Sanders?

Proveremo a dare una risposta a questa domanda attraverso le parole pronunciate dal diretto interessato dal palco di uno dei suoi numerosi eventi elettorali (rallies), lo scorso 29 febbraio, a Norfolk, VA.

Chi finanzia Bernie Sanders?

La sentenza Citizens United (2010) e questione “super PACs”

«Ecco le ragioni per cui vinceremo: per prima cosa, perché abbiamo dato vita al movimento politico e sociale più esteso e capillare della storia del nostro Paese; nel corso di questa campagna elettorale abbiamo già bussato alle porte di milioni di Americani, dal Maine alla California. In secondo luogo, perché il nostro movimento non è finanziato da alcun super PAC: non ne vogliamo, non ne abbiamo bisogno; perché se accetti denaro da milionari e miliardari, finisci per servire i loro interessi.»

A questo punto, immagino che molti di voi si staranno domandando cosa sia un super PAC.

Senza perderci in definizioni complesse, possiamo pensare ai super PACs come a dei “mega donatori” — lobbies, grandi compagnie private (corporations), sindacati, e altri portatori di interessi — che possono inondare le campagne elettorali dei candidati alla Presidenza con fiumi di denaro, liberi dalle stringenti limitazioni previste per le donazioni dirette.

Ma non sono forse diretti anche i finanziamenti dei “mega donatori”? Non hanno come scopo proprio quello di favorire direttamente un certo candidato? La Corte Suprema degli Stati Uniti, vertice del sistema giudiziario americano, non sembra pensarla in questo modo.

Nel 2010, infatti, con la controversa sentenza Citizens United, sventolando la bandiera della libertà di espressione (I emendamento della Costituzione degli Stati Uniti), la Corte Suprema ha dato il via libera alle “mega donazioni”, purché i super PACs agiscano come soggetti privati e indipendenti; in altre parole, non deve esistere (formalmente) un legame diretto tra candidato e super PAC: una condizione, questa, piuttosto facile da aggirare.

Una campagna elettorale dal basso

«Ad oggi, la nostra campagna elettorale ha ricevuto più donazioni in denaro, provenienti da più cittadini Americani, di ogni altra campagna elettorale nella storia del nostro Paese. Il nostro movimento è finanziato dalla classe operaia e dalla classe media di questo Paese. E sono orgoglioso di poter dire, in quanto figlio della classe operaia Americana, che la nostra è una campagna elettorale della working class, per la working class, e finanziata dalla working class.»

Più che un commento a questo paragrafo, mi limiterò a riportare un dato particolarmente eloquente pubblicato dal New York Times: al 31 dicembre 2019, Bernie Sanders aveva ricevuto donazioni da ben 1,395,000 cittadini americani, che donavano in media 20$ a testa; per dare un’idea della straordinarietà di questi numeri, Elizabeth Warren (D-Mass.), secondo candidato Democratico per numero di donatori, era ferma a 892,000, potendo quindi contare sul supporto finanziario di oltre 500,000 cittadini in meno rispetto all’ex sindaco di Burlington.

Il candidato del popolo Americano

«Troppo a lungo il popolo Americano ha sopportato un sistema che accetta candidati alla Casa Bianca, alla Camera e al Senato che ricevono enormi finanziamenti dalle élite economiche, e il risultato di tutto ciò è che non abbiamo affrontato seriamente la crisi climatica in corso, ma abbiamo concesso decine di miliardi di dollari in sussidi e favori fiscali all’industria dei combustibili fossili. È giunto il momento di voltare pagina, è giunto il momento di abolire questi privilegi corporativi in America; ed è giunto il momento di prestare attenzione alle famiglie dei lavoratori di questo Paese.»

Nel mondo anglosassone si parla in questi casi di accountability, un termine a mio avviso meraviglioso, e difficilmente traducibile in Italiano: è sia responsabilità che affidabilità — il poter essere chiamati a rendere conto delle proprie azioni, dell’aver mantenuto le promesse fatte o la parola data. In questo senso, potremmo dire che i candidati che ricevono (anche) finanziamenti elettorali nella forma dei super PACs avranno problemi di accountability — più o meno significativi — di fronte ai propri elettori; Bernie Sanders, al contrario, rifiutando l’aiuto dei “mega donatori”, potrà sempre permettersi di guardare negli occhi il popolo Americano, il che non è poco.

per approfondire

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Pubblicato da Erich Fratter

Sono laureato a pieni voti in Scienze dei servizi giuridici e con lode in Relazioni internazionali, un corso di laurea magistrale incentrato sui diritti umani, sulla cooperazione internazionale, e sui processi sociali trans-nazionali. Il 12 settembre 2022, nel corso di una cerimonia ufficiale a Roma presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, ho ricevuto il Premio America Giovani al talento universitario, un riconoscimento per i giovani neolaureati meritevoli delle università italiane promosso da Fondazione Italia USA.

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