Nel segno di FDR: la “fireside chat” di Bernie Sanders

Pochi giorni fa, il Senatore del Vermont Bernie Sanders ha riportato in vita le fireside chats, le “chiacchierate attorno al caminetto” tipiche della Presidenza di Franklin Delano Roosevelt.

Inquilino della Casa Bianca dal 1933 al 1945, uno dei periodi più bui della storia Americana, Roosevelt costituisce uno dei principali modelli di riferimento per Bernie Sanders nella sua corsa per la Presidenza degli Stati Uniti.

Prima di soffermarci sulle pittoresche fireside chats, scopriamo insieme quale fil rouge leghi l’anziano senatore del Vermont al trentaduesimo presidente degli Stati Uniti d’America.

Bernie Sanders e la rivoluzione incompiuta di Roosevelt

Il New Deal (1933–1938)

A tale scopo, partirei col parlarvi della signature policy della lunga Presidenza Roosevelt, il celebre New Deal, un insieme variegato di interventi varati dal governo degli Stati Uniti per reagire alla crisi del ’29.

Questo Nuovo Patto tra le forze produttive del Paese viene comunemente diviso in due fasi: si parla in genere di un primo e di un secondo New Deal.

Il primo New Deal (1933–1934) prevedeva massicci interventi strutturali volti ad impedire che una crisi finanziaria come quella del ’29 potesse presentarsi nuovamente in futuro, con effetti disastrosi per l’intero sistema-Paese.

A proposito del primo New Deal, due misure su tutte meritano di essere menzionate.

Innanzitutto, l’Emergency Banking Act (EBA), con il quale si stabiliva che nessuna banca avrebbe potuto operare senza l’approvazione e la supervisione della Federal Reserve, la banca centrale. Lo stesso EBA includeva peraltro un’altra riforma di fondamentale importanza, il Glass–Steagall Act, che separava le banche commerciali, che raccoglievano denaro presso i risparmiatori e lo prestavano, dalle banche d’investimento, che erano libere di investire i propri capitali e offrire consulenze: questa separazione impediva che un’eventuale crisi finanziaria potesse ripercuotersi sui risparmi delle famiglie Americane; eliminato nel 1998 dal Presidente Bill Clinton, il Glass–Steagall Act avrebbe potuto mitigare le conseguenze della crisi globale del 2007–2013, scoppiata proprio negli Stati Uniti nel 2006.

Un’altra misura che merita di essere menzionata è senza dubbio la creazione della Securities and Exchange Commission (SEC), un ente federale che garantisce ancora oggi la correttezza e la trasparenza delle operazioni finanziarie.

Se il primo New Deal aveva carattere prevalentemente finanziario, il secondo New Deal (1935–1938) intervenne massicciamente sull’economia reale degli Stati Uniti.

Tra le misure più significative di questo secondo Nuovo Corso roosveltiano vale la pena menzionare una coraggiosa rimodulazione in senso progressivo del sistema fiscale — di modo che i ricchi dovessero contribuirvi in misura molto maggiore rispetto ai poveri — e il Social Security Act — di importanza fondamentale — che garantiva protezione sociale per gli anziani, i disoccupati, i poveri e i malati; in altre parole, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, il governo federale interveniva attivamente nel mercato, assumendosi la responsabilità di garantire la sicurezza economica dei più bisognosi attraverso elementi di welfare state.

Una Carta dei Diritti Economici: l’eredità di Franklin D. Roosevelt

Spostiamoci ora al 1944, quando Roosevelt, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, propose al Congresso la creazione di una seconda Carta dei Diritti, che seguisse — a distanza di oltre 150 anni — il primo, storico Bill of Rights del 1791; mentre quest’ultimo introdusse nella Costituzione americana, la legge suprema degli Stati Uniti, alcuni diritti civili e politici (libertà di culto, di parola, di stampa, di riunione, etc.), il documento teorizzato dal Presidente Roosevelt puntava ad implementare diritti di natura economica: il diritto ad un lavoro dignitoso e ben retribuito, all’acquisto di un’abitazione a prezzi ragionevoli, a ricevere un’istruzione di qualità, ed altri ancora.

Ora, mentre l’esercizio dei diritti civili e politici richiede un atteggiamento di mera astensione da parte dello Stato (banalmente, hai diritto di parola se nessuno ti impedisce di parlare), i diritti economici richiedono un intervento diretto da parte del medesimo, chiamato a garantire attivamente al cittadino un lavoro dignitoso e ben retribuito, un’istruzione di qualità, e via dicendo.

Questo desiderio di interventismo politico nella vita economica e sociale degli Stati Uniti, patria del libero mercato e del capitalismo sfrenato, valse a Roosevelt l’etichetta di “socialista”, che non riuscì però a scalfire l’immagine del Presidente che aveva guidato il Paese fuori dalla Grande Depressione, la più grave crisi economico-finanziaria del secolo scorso.

Roosevelt morì nell’aprile del 1945, ed il suo sogno di dare vita ad un Economic Bill of Rights rimase tale.

Bernie Sanders scala il Partito Democratico: l’agenda politica di Roosevelt irrompe nel XXI secolo

Dai primi anni ’80 del secolo scorso — nel 1981 si esaurì la Presidenza Carter (D) e iniziò l’era di Ronald Reagan (R) — il Partito Democratico Americano iniziò ad allontanarsi sensibilmente dal progressismo economico di Roosevelt, esprimendo un candidato centrista dopo l’altro.

Finalmente, nelle primarie democratiche del 2016, Bernie Sanders spezzò quest’inerzia, battendosi fino all’ultimo giorno contro la candidata centrista, Hillary Clinton, riuscendo ad influenzarne radicalmente la piattaforma elettorale, spingendola verso posizioni marcatamente più progressiste.

Da quel momento in poi, molte delle idee politiche di Bernie Sanders, bollate come “troppo radicali” nel 2016, iniziarono a diventare sempre più mainstream nel Partito Democratico, anche tra molti Democratici moderati, e questo per la più semplice delle ragioni: intercettavano ormai l’entusiasmo di milioni di Americani — scendere a compromessi con quella visione di America diventava una necessità.

Con la sua seconda candidatura nel 2020, Bernie Sanders è sceso in campo non più come fringe candidate (candidato “di bandiera”), ma addirittura come front-runner: erano gli altri a dover inseguire le sue posizioni.

Ora, quasi sicuramente Bernie Sanders non otterrà la nomination Democratica a Milwaukee: a sfidare Donald Trump nelle Presidenziali del prossimo novembre sarà con tutta probabilità Joe Biden, con il quale si è schierato l’intero estabilishment Democratico.

Ma non per questo Bernie Sanders avrà fallito la propria missione.

Infatti, potremmo dire che il senatore del Vermont stia giocando due diverse partite, in contemporanea: una — che con tutta probabilità perderà — per la nomination Democratica; un’altra, iniziata nel 2016 con la sua prima candidatura alla Presidenza, per dettare l’agenda politica del Partito Democratico, riportandolo sui binari costruiti da Franklin D. Roosevelt, e in questo sta già vincendo a mani basse: le sue proposte politiche — dal rendere sanità e università gratuite allo stabilire un salario minimo federale di 15$ all’ora, passando per il Green New Deal — sono, secondo numerosissimi sondaggi, tra le più popolari in tutta la nazione, dal Maine alla California.

Di conseguenza, se sarà Joe Biden a ricevere la nomination Democratica, egli dovrà concedere parecchio alla piattaforma politica di Sanders se vorrà avere qualche chance concreta di vincere a Novembre: alle Presidenziali sarà di vitale importanza ottenere il supporto elettorale della working class, degli elettori Indipendenti, e dei giovani — il core electorate del senatore del Vermont.

Che cos’è una “fireside chat”?

Dopo questa ampia panoramica, è giunto il momento di parlare delle fireside chats.

Partiamo proprio da questa espressione, invero piuttosto curiosa: come nasce?

L’espressione fireside chat fu coniata da un giornalista statunitense negli anni ’30 del secolo scorso, e intendeva descrivere il tono insolitamente intimo e rassicurante dei trenta discorsi diretti al popolo Americano che il Presidente Franklin D. Roosevelt tenne via radio in quegli anni difficili; l’idea che l’espressione si proponeva di veicolare era quella di una chiacchierata amichevole e cordiale, il tepore e lo scoppiettìo di un fuocherello domestico a farle da sfondo.

Orbene, ad oltre settant’anni dall’ultima, metaforica fireside chat di Roosevelt, ecco che Bernie Sanders ne propone una versione reale, in diretta streaming dalla sua tenuta di Burlington, nel verde e pittoresco Stato del Vermont, davanti alla stufa a legna del proprio soggiorno.

Nel corso degli oltre 45 minuti della diretta, Bernie Sanders — un maglioncino blu a sostituire l’usuale giacca da completo — discute amabilmente della sua visione di America e di mondo con Faiz Shakir, il manager della sua campagna elettorale, rispondendo anche alle domande del suo pubblico virtuale.

Il pubblico, appunto: com’è andato questo esperimento?

Magnificamente. Si stima infatti che, sommando i dati delle varie piattaforme streaming, la fireside chat di Bernie Sanders abbia raggiunto oltre un milione di utenti in America e nel mondo.

Cambiano le tecnologie — non più la radio, ma Twitch — ma il messaggio di Franklin Delano Roosevelt, grazie a Bernie Sanders e a questa sua fireside chat 2.0, è tornato a risuonare nelle case degli Americani (e non solo).

per approfondire

Loading spinner

Pubblicato da Erich Fratter

Sono laureato a pieni voti in Scienze dei servizi giuridici e con lode in Relazioni internazionali, un corso di laurea magistrale incentrato sui diritti umani, sulla cooperazione internazionale, e sui processi sociali trans-nazionali. Il 12 settembre 2022, nel corso di una cerimonia ufficiale a Roma presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, ho ricevuto il Premio America Giovani al talento universitario, un riconoscimento per i giovani neolaureati meritevoli delle università italiane promosso da Fondazione Italia USA.

2 Risposte a “Nel segno di FDR: la “fireside chat” di Bernie Sanders”

  1. I absolutely love the way you have elegantly described the expression fireside chat and yes Bernie is way ahead of his times and have definitely shaped the Democratic Party we are seeing today

    1. Thank you, Stephanie! I very much appreciate your feedback.
      I sincerely believe that Bernie’s platform is going to significantly reshape the Democratic Party and the United States in the years to come: his ideas and his vision are here to stay.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *