La risposta di Bernie Sanders alla pandemia in corso è un meraviglioso invito alla coesione sociale

Le pandemie sono fenomeni democratici, colpiscono indistintamente chiunque incontrino sul loro cammino, senza distinzioni di etnia, sesso, condizioni economiche, fede politica o religiosa.

Partendo da questa semplice constatazione, riflettevo su uno dei soundbites più noti della campagna elettorale di Bernie Sanders: “We are all in this together.”

Ebbene, in questi mesi difficili dovremmo renderci conto che questa frase è molto più di un semplice slogan.

We are all in this together significa che nessuno può farcela da solo; significa che nessun individuo, nessuna famiglia, nessuna comunità (locale, nazionale o internazionale) può raggiungere i propri obiettivi, se mancano cooperazione, dialogo ed empatia.

L’espressione è volutamente ampia, e può tranquillamente abbracciare l’umanità nel suo complesso: se vogliamo un futuro luminoso e prospero domani, dobbiamo unire le nostre forze oggi.

Bernie Sanders questo lo sa bene.

Il suo piano d’emergenza per affrontare la pandemia di Coronavirus è infatti un meraviglioso invito alla coesione sociale, una condizione che può gemmare unicamente dall’inclusione sociale, e cioè dalla ferma volontà di garantire a tutti gli stessi diritti e di non abbandonare nessuno lungo la strada, specie in momenti storici di grande difficoltà come quello che stiamo attraversando.

Fatta questa lunga ma doverosa premessa, ci concentreremo ora sul documento cui il senatore del Vermont ha affidato le sue proposte per la gestione dell’emergenza in corso.

Il piano emergenziale di Bernie Sanders

Prima di spendere qualche parola su alcune delle idee contenute in questo documento, vediamo brevemente come è suddiviso.

Articolato in tre paragrafi, An emergency response to the Coronavirus pandemic è preceduto da una breve ma significativa riflessione, di cui vi propongo una traduzione:

«In termini di potenziali decessi e di impatto sulla nostra economia, la crisi in corso è paragonabile ad una guerra, motivo per cui occorre agire di conseguenza. Dobbiamo pensare secondo schemi adeguati alla straordinarietà della minaccia, e fare in modo di proteggere innanzitutto la working class, i lavoratori precari, e le comunità più vulnerabili, e non solamente le multinazionali e la grande finanza di Wall Street.»

Bernie Sanders

Aiutare tutti, dunque, ma in primo luogo le persone e le categorie maggiormente a rischio: questo è il compito del leader in tempi di crisi.

Nei paragrafi che seguono, rifletteremo brevemente su alcune delle idee presentate da Bernie Sanders; nello specifico, proveremo ad isolare gli elementi di coesione sociale di cui sono intrise.

La gestione dell’emergenza sanitaria

Il primo paragrafo del documento è interamente dedicato alla sfida più immediata di questi mesi, per gli Stati Uniti e non solo: l’emergenza sanitaria legata alla crescita esponenziale dei contagi da Covid-19.

Orbene, l’intero paragrafo ruota attorno ad un’idea di fondo: garantire una copertura sanitaria d’emergenza a tutti coloro che si trovano negli Stati Uniti, potenziando il Medicare, un programma di assicurazione medica amministrato dal governo federale, e voluto dal Presidente Lyndon B. Johnson nel lontano 1965.

In particolare, vorrei soffermarmi sul primo punto di questo paragrafo (i paragrafi del documento sono articolati in punti, ciascuno dei quali rappresenta una proposta): “I Centri per i Servizi di Medicare e Medicaid (mentre il Medicare offre copertura sanitaria agli over 65, il Medicaid tutela le famiglie e gli individui a basso reddito; emendamenti al Social Security Act firmato dal Presidente Franklin D. Roosevelt nel 1935, Medicare e Medicaid costituiscono due fondamentali “intrusioni” pubbliche nel modello sanitario privato degli Stati Uniti, ndr.) riceveranno tutti i fondi federali necessari per assicurare una copertura sanitaria d’emergenza a tutti, indipendentemente dal reddito o dallo status di immigrato.”

Trovo queste ultime parole estremamente significative: Bernie Sanders sta asserendo che negli Stati Uniti d’America, patria del capitalismo sfrenato, a tutti dovrebbero essere garantiti il diritto alla salute e alle cure sanitarie — anche a chi non può permettersele, anche a chi non è cittadino americano — e questo grazie al Medicare, un programma di assicurazione medica finanziato dai contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro.

Perché? Perché il diritto alla salute spetta ad ogni essere umano in quanto tale.

Prosegue il documento: “Grazie a questa proposta, il Medicare assicurerà a chiunque in America […] il trattamento medico che dovesse rendersi necessario nel corso di questa crisi. Non possiamo vivere in un paese in cui, se puoi pagare vieni curato, ma se appartieni alla working class o sei indigente, vieni messo da parte. Questo è moralmente inaccettabile.”

Già, ma cosa significa che qualcosa è “moralmente inaccettabile”?

Una buona risposta a questo quesito è contenuta in A theory of justice, un saggio di John Rawls, uno tra i più importanti filosofi statunitensi del secolo scorso. Nella sua “Teoria della giustizia”, Rawls conclude che se una persona qualunque, prima di nascere e senza sapere quale sarà il suo posto nel mondo, dovesse scegliere come distribuire le risorse tra gli individui, deciderebbe di massimizzarne la dotazione per i soggetti più svantaggiati; in altre parole, “se non sappiamo chi saremo e non abbiamo preferenze, siamo favorevoli a livellare il punto di partenza, dando più risorse a chi partirebbe più svantaggiato ‘per nascita’ (per natura, origine sociale, collocazione geografica, ecc.), per compensare tale svantaggio immeritato.” (P. Ponti, Sviluppo umano e valutazione degli assetti sociali).

Questo ragionamento ben si adatta al nostro discorso sull’assistenza medica. Infatti, se ci trovassimo nella posizione originaria descritta da Rawls, non sapendo quale futuro ci attende, vorremmo assicurare questa risorsa sociale anche ai soggetti più svantaggiati, nel timore di poter essere uno di loro; ecco perché non garantire il diritto alla salute a tutti è ipocrita e moralmente inaccettabile: sotto la spada di Damocle di un destino incerto, non esiteremmo ad assicurare quel diritto a chiunque, perché quel “chiunque” potremmo essere noi.

Spostiamoci infine al quinto ed ultimo punto di questo paragrafo dedicato alla crisi sanitaria, il quale recita: “Bisogna inoltre assicurare parità di trattamento e tutte le cure mediche necessarie agli abitanti dei Territori della nazione e alle tribù dei Nativi Americani.”

Ancora una volta, “We are all in this together.”

Uno sguardo al futuro: l’imminente crisi economica

Il secondo paragrafo del documento — il più corposo — è dedicato alla gestione dalle ripercussioni devastanti che la pandemia di Coronavirus sta avendo sull’economia americana.

Le proposte avanzate da Bernie Sanders sono moltissime: aiutare le piccole e medie imprese a pagare gli stipendi ai propri dipendenti, concedere 2.000$ al mese ad ogni famiglia americana fino al termine della crisi, prevedere malattia e congedo parentale retribuiti, e molto altro ancora.

Ora, concentrando la nostra attenzione sul focus di questo articolo — la coesione sociale — il tentativo di Bernie Sanders rimane anche in questo caso quello di evitare pericolose tensioni sociali e “guerre tra poveri.” Come? Aiutando concretamente i soggetti più deboli dell’economia americana: i lavoratori dipendenti, ma anche la piccola e media impresa: “Bisogna garantire gli stipendi dei lavoratori”, si legge nel documento. “Le piccole e medie imprese […] hanno bisogno immediato di aiuti. Dobbiamo dire a questi imprenditori, che sono obbligati a sospendere le loro attività e a lasciare a casa i propri dipendenti […], che impediremo a qualunque costo il loro fallimento. Il governo federale li sosterrà nel pagamento degli stipendi dei loro dipendenti per tutta la durata della crisi.” E ancora: “Offriremo tutto il supporto necessario agli imprenditori in difficoltà, sospendendo il pagamento delle imposte, aiutandoli nel pagamento degli affitti, concedendo prestiti a tassi agevolati, offrendo protezione contro gli sfratti.”

Infine, il terzo ed ultimo paragrafo del documento è un duro avvertimento ai giganti dell’economia e della finanza americana: “La nostra risposta a questa crisi sanitaria ed economica non costituirà l’ennesima opportunità di arricchimento per le grandi corporations e per la finanza di Wall Street. Per questo motivo creeremo un’agenzia ad hoc con lo scopo di assicurare che nessuno possa trarre profitto dal dolore e dalla sofferenza del popolo americano.”

Vorrei concludere questo articolo con una breve citazione — un fil rouge capace di tenere insieme le riflessioni che vi ho fin qui proposto:

«La grandezza di una nazione non si misura contando il numero di milionari e miliardari che ospita, ma osservando il modo in cui tratta i più deboli e i più vulnerabili tra noi.»

Signore e signori, Bernie Sanders.

per approfondire

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Pubblicato da Erich Fratter

Sono laureato a pieni voti in Scienze dei servizi giuridici e con lode in Relazioni internazionali, un corso di laurea magistrale incentrato sui diritti umani, sulla cooperazione internazionale, e sui processi sociali trans-nazionali. Il 12 settembre 2022, nel corso di una cerimonia ufficiale a Roma presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari, ho ricevuto il Premio America Giovani al talento universitario, un riconoscimento per i giovani neolaureati meritevoli delle università italiane promosso da Fondazione Italia USA.

2 Risposte a “La risposta di Bernie Sanders alla pandemia in corso è un meraviglioso invito alla coesione sociale”

  1. This statement that you have quoted from Bernie Sanders, “la grandezza di una nazione non si misura contando il numero di milionari e miliardari che ospita, ma osservando il modo in cui tratta i più deboli e i più vulnerabili tra noi ” actually reminds me of another statement by Malcolm S Forbes. He says that you can easily judge the character of a man by how he treats those who can do nothing for him. I guess Bernie nailed it even on a national level to be able to transcend humanity into his policymaking processes and ideologies that he is pushing for. Again, I agree, in this increasingly globalized world even economy, we are quite literally ” all in this together”, interdependent rather than independent and the sooner politicians and policies reflect that, the better it will be for all.

    1. Such a beautiful comment, Stephanie: thank you for always enriching my blog with your thoughts!
      I agree with you: what I love the most about Bernie are his humanity and empathy – these are qualities that make him authentic amd trustworthy.

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